Oggi ricordiamo Pier Paolo Pasolini. Ma il suo non è un ricordo comodo, da statua. È un’interferenza. Il vero scandalo del suo pensiero non fu la sua vita, ma la sua spietata profezia sul consumismo. Pasolini lo definì “il vero fascismo”: un potere capace di educarci tutti, borghesi e proletari, a desiderare le stesse identiche cose. Un’omologazione che, nell’epoca degli algoritmi, ci brucia ancora di più.
