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IL SUD CHE DENUNCIA

Posted on 3 Novembre 2025 By tommaso

Quando lo stereotipo del “meridione corrotto” si scontra con la verità del coraggio civile

«Un museo che non c’è, un sogno tradito, milioni evaporati. E la solita narrazione che si ripete come un disco rotto: il Sud che ruba, il Meridione che spreca, la Calabria che inganna.»

Ma questa volta qualcuno ha deciso di rompere il disco.

La Storia che i Titoli Non Raccontano

Cotronei, 5.000 anime nella Sila crotonese. Qui nasce Giovanni Tallarico, il nonno che suonava il mandolino e che partì per l’America lasciando radici profonde in questa terra aspra. Qui torna nel 2013 il nipote diventato leggenda: Steven Tyler, frontman degli Aerosmith, 150 milioni di dischi venduti, uno dei volti del rock mondiale.

L’idea è bellissima: un museo del rock in Palazzo Bevilacqua, dove il nonno si sposò. Una scuola di musica per i ragazzi che non possono permettersela. Tyler firma il progetto, promette di tornare per l’inaugurazione con la figlia Liv. La Regione Calabria ci crede e stanzia 1,3 milioni di euro.

E poi il tradimento. Il palazzo viene abbandonato senza neanche contattare i proprietari. I fondi vengono dirottati su un “anonimo seminterrato”, come lo chiamerà poi l’avvocato Nino Grassi. Documenti falsi. Appalti truccati. La Soprintendenza mai interpellata. Tyler scopre tutto e diffida il Comune dall’usare il suo nome.

Il Coraggio che i Titoli Ignorano

Ed è qui che la storia prende la piega che nessuno racconta. Perché mentre i titoli gridano all’ennesimo scandalo meridionale, mentre si consumano gli stereotipi del Sud corrotto e inefficiente, c’è un dettaglio che passa quasi inosservato:

È stato un calabrese a denunciare tutto.

L’avvocato Nino Grassi, cugino di Tyler, presidente dell’Associazione Steven Tyler, non ha chiuso gli occhi. Non ha fatto spallucce. Non si è rassegnato al “tanto qui funziona così”. Nel 2022 presenta una denuncia formale ai carabinieri. Documenti. Prove. Irregolarità. Una valanga di carte che fa scoperchiare un vaso di Pandora.

Da quella denuncia parte l’inchiesta della Procura di Crotone. Oggi ci sono 15 indagati: due ex sindaci, cinque tra assessori ed ex, funzionari comunali. I reati contestati sono pesanti: corruzione, concussione, falso ideologico e materiale, appalti truccati, violenza privata.

Lo Stereotipo che Uccide più della Mafia

Ma questa parte della storia – quella del cittadino che denuncia, che non si piega, che rischia – non fa notizia. È troppo scomoda per il racconto consolidato. Perché è più facile, più veloce, più redditizio gridare “Calabria, soldi pubblici spariti” che raccontare la verità:

Nel Sud c’è chi denuncia. Ogni giorno. Nonostante tutto.

Nonostante la pervasività mafiosa che ancora morde e strangola. Nonostante la corruzione della pubblica amministrazione che si annida nei corridoi e negli uffici. Nonostante, talvolta, persino l’autorità giudiziaria che dovrebbe tutelare finisca per essere parte del problema.

Eppure c’è chi denuncia. Con il proprio nome e cognome. Mettendo a rischio reputazione, sicurezza, tranquillità. Perché la legalità non è un optional e la giustizia non può aspettare che qualcun altro la faccia al posto nostro.

Il Frame che Dobbiamo Cambiare

La storia del museo di Steven Tyler che non c’è più è la perfetta metafora del racconto pubblico sul Sud. Si parla dei soldi persi, mai dei cittadini che li cercano. Si enfatizza lo scandalo, si dimentica chi lo ha denunciato. Si alimenta lo stereotipo, si ignora la resistenza.

Il risultato? Una narrazione tossica che danneggia due volte: scoraggia chi vorrebbe denunciare (“tanto non serve a niente”) e alimenta il pregiudizio in chi guarda da fuori (“sono tutti uguali”).

Ma la verità è più complessa e più bella: nel Sud ci sono migliaia di Nino Grassi. Imprenditori che denunciano il pizzo. Insegnanti che denunciano i presidi corrotti. Medici che denunciano le baronie ospedaliere. Cittadini che denunciano gli abusi edilizi. Giovani che non accettano il “si è sempre fatto così”.

Il Museo che Dovremmo Costruire

Forse il museo del rock a Cotronei non si farà mai. Forse Steven Tyler non tornerà mai a suonare nel borgo del nonno. Ma c’è un altro museo che dovremmo costruire, e non solo a Cotronei: il museo della resistenza civile meridionale.

Un luogo dove raccontare le storie di chi non si è piegato. Di chi ha detto no quando era più facile dire sì. Di chi ha denunciato quando tutti gli consigliavano di tacere. Di chi ha scelto la legalità quando l’illegalità prometteva ricchezza e protezione.

Perché se il Sud ha un problema di corruzione, ha anche una risorsa straordinaria di coraggio civile. E quest’ultima è la vera storia che vale la pena raccontare.

Postfazione: I Numeri del Coraggio

Nel 2022, l’avvocato Nino Grassi presenta denuncia ai carabinieri.

Nel 2025, la Procura di Crotone chiude le indagini su 15 persone.

Tra poco, se non riusciranno a dimostrare la propria estraneità, arriverà la richiesta di rinvio a giudizio.

Questo è il Sud che funziona. Lento, faticoso, spesso ignorato dai media nazionali. Ma che funziona.

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