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Tommaso Autore Tommaso Autore

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Cap. 3: Il Peso della Dignità

Posted on 19 Giugno 2025 By tommaso

Quella sera, Valerio ignorò la cena comunitaria. Appena uscito dalle mura vaticane, sentì il bisogno fisico di allontanarsi, di mescolarsi al frastuono di una Roma indifferente ai destini della legislazione italiana. Guidò fino a un piccolo appartamento nel quartiere Prati, dove lo aprì un uomo anziano, curvo, ma con lo sguardo ancora tagliente come un frammento di ossidiana. Era il professor Carini, suo docente di patristica alla Gregoriana, ora in pensione e consumato da un cancro ai polmoni. Non era un “caso” da manuale di bioetica. Era un uomo che ansimava dopo ogni frase e che, tra un colpo di tosse e l’altro, cercava di spiegare al suo ex allievo la differenza tra dolore e sofferenza.

L’appartamento odorava di libri e di malattia, di polvere e di disinfettante. Accanto a una pila di volumi sulla teologia dei Padri del Deserto, c’era una bombola d’ossigeno. “Il dolore fisico, Valerio, è una cosa”, disse Carini con un filo di voce, indicando l’inalatore. “Le cure palliative aiutano, sì. La legge su quelle l’hanno fatta, e meno male. Ma la sofferenza… la sofferenza è un’altra faccenda”.

Valerio ascoltava, e le parole del messaggio di Leone XIV gli rimbombavano in testa: cercare di attirare l’attenzione delle persone su come il mistero della sofferenza… può essere trasformato per grazia in un’esperienza della presenza del Signore.

“La sofferenza,” continuò il professore, “è l’umiliazione di non poterti più lavare da solo. È vedere tua moglie, a ottant’anni, che deve sollevarti come un fantoccio. È sentirti un guscio vuoto, tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, con una mente che ancora funziona e urla la sua vergogna”. Si fermò, cercando aria. “Questa non è la presenza del Signore, Valerio. Questo è l’inferno”.

Nella mente di Valerio, un’altra frase prese forma, una di quelle limate per i dossier: La sofferenza, ribadiscono in Curia, non è un disvalore da eliminare. Glaciale. Assurda.

“Parlano di dignità”, riprese Carini con un sorriso amaro. “Ma la dignità di cui parlano loro è un principio teologico, è la sacralità della vita biologica. La mia dignità, quella umana, è nella mia coscienza, nella mia capacità di riconoscermi. È la capacità di decidere, sancita anche dalla vostra Consulta, quando la sofferenza diventa intollerabile. Loro cosa ne sanno di intollerabile?”.

Valerio non rispose. Pensava al suo dossier, alle strategie, alla triangolazione con le forze politiche per arrivare a una legge che ribadisse un divieto, pur concedendo un’attenuante. Un capolavoro di mediazione politica che, visto da quella poltrona consumata, appariva come una sofisticata forma di crudeltà.

“Cristo sulla croce ha gridato ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’. Non ha tenuto un seminario sul senso del dolore. Ha gridato la sua sofferenza di uomo. La nostra missione non dovrebbe essere quella di spiegare la sofferenza, ma di stare con chi grida. E a volte, stare con chi grida significa accettare di non poter fare più nulla, se non rispettare la sua ultima, estrema, richiesta di pace”.

Quando Valerio lasciò l’appartamento, la notte romana era scesa. Camminava senza meta. Ogni passo era pesante. Non era più solo un ingranaggio di un meccanismo che non condivideva. Era un uomo che aveva guardato negli occhi la sofferenza che la sua istituzione pretendeva di normare, e si era sentito un impostore. La “civiltà della compassione” di cui parlava il Papa gli sembrava ora lo slogan più vuoto e lontano che avesse mai sentito.

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Finale: La Parola è Verità

Posted on 22 Giugno 2025

Si sedette alla scrivania. Sullo schermo del computer, c’era ancora aperto il suo lavoro: note, analisi, bozze di discorsi. Materiale che aveva contribuito alla “vittoria” di cui Terzi si era vantato. Lo guardò con distacco, come un archeologo guarda i resti di una civiltà perduta. Chiuse ogni finestra. Aprì un documento vuoto. Il cursore lampeggiava nel bianco, un piccolo cuore pulsante nell’oscurità.

Gli tornò in mente la frase del Vangelo di Giovanni che aveva letto pochi giorni prima, una vita fa. “Santificali nella verità. La tua parola è verità”.

Quale parola? Quale verità? La parola della Curia, cesellata per non offendere i potenti e per preservare i privilegi? La verità di una legge di compromesso, che salvava i principi e dimenticava le persone? O la parola rotta, ansimante, del professor Carini? La verità di un uomo che, di fronte alla fine, chiedeva solo pace?

Valerio posò le dita sulla tastiera. Non stava scrivendo una memoria per un superiore o un’analisi strategica. Stava per compiere l’unico atto di vera obbedienza che gli fosse rimasto. Obbedienza a quella verità nuda, scomoda, che aveva incontrato in un appartamento di Prati.

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Cap. 1: Monsignor Costantini e Il Dossier del Compromesso

Posted on 17 Giugno 2025

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Cap. 4: Il Capolavoro del Compromesso

Posted on 20 Giugno 2025

“Un capolavoro, Costantini. Un vero capolavoro di mediazione”, esordì Monsignor Terzi, indicando a Valerio di sedersi. “Il suggerimento di quel brillante costituzionalista dell’Università Europea è la chiave di volta. Ci permette di armonizzare due principi che sembravano inconciliabili”.

Terzi si alzò, passeggiando lentamente. La sua voce assunse il tono di chi spiega una strategia vincente.

“La soluzione è di una eleganza squisita. Primo: ribadiamo con forza il divieto di ogni atto eutanasico. Il principio è salvo, la dottrina è intatta. Secondo: introduciamo una sanzione attenuata in caso di assistenza al suicidio, ma solo in alcune ipotesi circoscritte che il Parlamento, nella sua discrezionalità, potrà individuare. Capisce, Valerio? Non creiamo un nuovo diritto, ma gestiamo un problema”.

Mentre Terzi parlava, Valerio non sentiva le sue parole. Sentiva l’affanno del professor Carini. Le formule giuridiche – “armonizzare i principi”, “sanzione attenuata” – gli rimbombavano nella testa, svuotate di ogni significato umano. Erano gli strumenti sterili con cui la burocrazia del sacro disinnescava il grido della sofferenza.

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