C’è un uomo, Alfredo, che ogni giorno alza lo sguardo verso il cielo e sussurra parole che non chiedono nulla per sé, ma tutto per gli altri. I suoi occhi, segnati dal tempo, conservano una luce viva; le mani, poggiate sul parapetto, portano i segni di chi ha lavorato e amato a lungo. La sua voce non ha microfoni, ma si mescola al vento e alle onde, portando un messaggio che sa di pace e di perdono.
Il balcone è un piccolo avamposto sospeso tra terra e mare: il ferro battuto, annerito dalla salsedine, disegna arabeschi leggeri. Sul pavimento, consumato e screpolato, si intravedono granelli di sabbia portati dal vento. L’aria è densa di sale e di sole, profuma di alghe e di legno bagnato; quando il respiro del mare si alza, porta con sé una freschezza che accarezza la pelle.
Sul balcone, di fronte al mare, l’orizzonte si apre come una ferita e una promessa. L’acqua respira lenta, come se anche lei pregasse. In quell’aria sospesa, le mani si stringono, il cuore si tende: ogni mattina, ogni sera, e spesso anche nel mezzo del giorno, una preghiera silenziosa si leva per chi soffre.
Si comincia dagli ammalati, tutti, nessuno escluso. Poi il pensiero corre a chi combatte guerre che non ha scelto, guerre nate dal veleno del potere e dalla fame di sopraffazione. A seguire, lo sguardo si posa sui palestinesi, prigionieri di una ricerca di pace che dura troppo tempo. E ancora, arrivano gli affetti più cari e gli amici che hanno lasciato la vita terrena: il ricordo scorre come una carezza che attraversa il tempo.
Ci sono poi i momenti improvvisi, quelli che accendono la preghiera con urgenza: quando in cielo si alza un elisoccorso, Alfredo si affida a Dio perché dia forza e conforto a chi soffre e a chi sta correndo in loro aiuto.
Infine, la richiesta più profonda: il perdono. Quello che Alfredo ha già saputo donare a chi lo ha ferito o offeso, e quello che sa essere compito di Dio, quando ognuno sarà chiamato al suo cospetto. E insieme a questo, il perdono chiesto per sé: per i peccati vecchi, che ormai sembrano polvere, e per quelli nuovi, ancora caldi di ferita. Per chi è stato offeso direttamente o senza volerlo.
Davanti al mare, mentre il sole gioca a nascondino con le nuvole, nasce la consapevolezza che tutto è immensità: il creato, la bellezza, ma anche il dolore umano. E proprio ascoltando un messaggio ricevuto poco prima, questa preghiera diventa racconto. Diventa storia. Diventa un abbraccio che attraversa confini, religioni e stagioni della vita.
Ci sono balconi che si affacciano sul mare, e balconi che si affacciano sull’anima del mondo. Questo è uno di quelli.