
Il sole di giugno accarezzava le persiane socchiuse di Ahmed, un artigiano che da otto anni modellava il cuoio in una piccola bottega nel cuore di un quartiere pulsante di vita italiana. Otto anni di albe profumate di caffè e cornetti, di “buongiorno” scambiati con i vicini, di tasse pagate con la stessa regolarità con cui il campanile scandiva le ore. I suoi figli, nati sotto questo cielo, parlavano con l’accento locale, tifavano per la squadra della città e sognavano un futuro da medici e ingegneri, qui, in Italia. Eppure, per lo Stato, Ahmed era ancora sospeso in un limbo, in attesa di poter chiedere quella cittadinanza che nei fatti sentiva già sua. Dieci anni, gli diceva la legge attuale, un’attesa lunga come una condanna sottile, un muro invisibile che lo separava dalla piena partecipazione alla vita di quella che considerava la sua nazione.
Ora, un referendum, quello dell’8-9 giugno 2025, bussava alla coscienza del Paese, proponendo di ridurre a cinque anni quel tempo di attesa per gli stranieri extra-UE. Un’eco di buon senso, un “ritorno al passato per andare avanti”, visto che l’Italia stessa aveva conosciuto un requisito di cinque anni dal 1912 al 1992.

C’è chi storce il naso, evocando fantasmi. Parlano di “svalutazione” della cittadinanza, come se il valore di un legame si misurasse solo con il metro del tempo e non con la profondità dell’integrazione vissuta, del contributo dato. Dimenticano, costoro, che il referendum interviene solo sul requisito temporale: resterebbero intatti tutti gli altri paletti, come la conoscenza della lingua, un reddito sufficiente, l’assenza di condanne penali e di motivi ostativi per la sicurezza della Repubblica. La cittadinanza non diverrebbe un automatismo, ma una possibilità concreta per chi, come Ahmed, ha già dimostrato nei fatti di essere parte del tessuto sociale.

Altri agitano lo spauracchio della “coesione sociale” a rischio, della sicurezza minata. Ma quale coesione può esserci quando si nega il riconoscimento a chi lavora, studia, paga le tasse e cresce i propri figli sentendosi italiano a tutti gli effetti? È proprio questa esclusione che genera frustrazione e può minare la fiducia reciproca. La vera sicurezza, poi, si costruisce sull’integrazione, non sull’emarginazione. E i controlli, severi, rimarrebbero.
Si teme il “collasso gestionale” degli uffici? È come dire a un assetato che non può bere perché il bicchiere è piccolo. Se le procedure sono lente, è un problema di efficienza amministrativa da risolvere, non una scusa per perpetuare un’ingiustizia. Forse, una maggiore apertura sarebbe proprio lo stimolo per rendere la macchina statale più efficiente, non il suo capolinea.

E poi c’è chi sussurra che la legge attuale, vecchia di oltre trent’anni e pensata per un’Italia che non esiste più, sia “sostanzialmente adeguata”. Adeguata a cosa? A un Paese con oltre cinque milioni di residenti stranieri, con seconde e terze generazioni che qui sono nate e cresciute? Adeguata a un’Europa dove nazioni come Germania e Francia già prevedono cinque anni o meno per la naturalizzazione? No, non è adeguata, è una camicia stretta che soffoca le aspirazioni e le potenzialità.
Votare “Sì” non è un salto nel buio, ma un passo verso il riconoscimento di una realtà multiculturale già consolidata. È un atto di giustizia per le centinaia di migliaia di “nuovi italiani” di fatto, un investimento sul futuro del Paese, che ha bisogno di energie fresche, di talenti, di cittadini che partecipino pienamente alla vita democratica ed economica. Significa permettere ad Ahmed e a tanti come lui di vedere finalmente riconosciuto quel legame già scritto nel cuore e nei fatti, e ai loro figli di crescere senza l’ombra di una discriminazione. È scegliere un’Italia che non ha paura di abbracciare tutti i suoi figli, ma che, al contrario, si arricchisce della loro appartenenza. Fonti
Referendum Cittadinanza: Cosa C’è da Sapere
Il Quesito Referendario
Il referendum dell’8-9 giugno 2025 propone di modificare l’articolo 9 della legge n. 91/1992 sulla cittadinanza. [1]Fonte: Open Migration, “Un referendum per cambiare la legge sulla cittadinanza”
Obiettivo: ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale e ininterrotta in Italia richiesto ai cittadini stranieri maggiorenni (extra-UE) per poter chiedere la cittadinanza per naturalizzazione. [1]Fonte: Open Migration
Importante: gli altri requisiti (conoscenza lingua italiana, reddito, assenza condanne gravi) rimarrebbero invariati. La concessione resterebbe discrezionale. [4, 13]Fonti: Editoriale Domani; FAQ Referendum Cittadinanza
Curiosità: L’Italia ha già avuto un requisito di 5 anni per la naturalizzazione dal 1912 al 1992. [4]Fonte: Editoriale Domani, “Referendum cittadinanza: 5 anni anziché 10…”
Le Ragioni del SÌ
- Maggiore integrazione sociale: Riconoscere chi vive, lavora, studia e paga tasse in Italia da anni. [2, 13]Fonti: Pro\Versi; FAQ Referendum Cittadinanza
- Benefici economici e demografici: Migliore inserimento lavorativo, aumento contributi, contrasto all’inverno demografico. [2]Fonte: Pro\Versi, “Cittadinanza: referendum sul dimezzamento dei tempi…”
- Allineamento standard europei: Molti paesi UE hanno requisiti di 5 anni o meno (es. Germania, Francia). [5, 13]Fonti: ReferendumCittadinanza.it; FAQ Referendum Cittadinanza
- Superamento discriminazioni: Ridurre il divario tra identità vissuta e riconoscimento giuridico. [1, 2]Fonti: Open Migration; Pro\Versi
- Impatto positivo sui minori: La naturalizzazione dei genitori spesso estende la cittadinanza ai figli minori conviventi. [3]Fonte: Avvenire, “Pagniello: cittadinanza, dimezzare i tempi…”
Le Ragioni del NO / Astensione
- Rischio di “svalutazione” della cittadinanza: Timore che diventi un automatismo burocratico senza reale integrazione. [2]Fonte: Pro\Versi
- Preoccupazioni per coesione sociale e sicurezza: Timori di tensioni se non accompagnata da percorsi di integrazione solidi. [2, 14]Fonti: Pro\Versi; Lavoce.info (commento su inespellibilità)
- Sostenibilità amministrativa: Aumento delle domande potrebbe sovraccaricare gli uffici già sotto pressione. [2, 7]Fonti: Pro\Versi; Pagella Politica
- Sufficienza della legge attuale: Alcuni ritengono la legge 91/1992 adeguata e criticano la “strumentalizzazione politica” del referendum. [22 (nel doc originale, non presente in questo estratto ma rilevante)]Fonte: Città Nuova (citata nel documento fornito)
- Strategia dell’astensione: Mirata a impedire il raggiungimento del quorum. [18]Fonte: Wikipedia, “Referendum abrogativi in Italia del 2025”
Confronto Europeo (Anni di residenza per naturalizzazione extra-UE)
L’Italia è tra i paesi UE con i requisiti più lunghi. La proposta mira ad avvicinarsi alla media europea. [2, 13]Fonti: Pro\Versi; FAQ Referendum Cittadinanza
| Paese | Requisito Attuale (anni) | Eventuali Note |
|---|---|---|
| Italia (attuale) | 10 | – |
| Italia (proposta referendum) | 5 | – |
| Germania | 5 (dal 2024) | Possibili riduzioni a 3 anni per meriti di integrazione. [13]Fonte: FAQ Referendum Cittadinanza |
| Francia | 5 | Riduzione a 2 anni per chi ha completato studi superiori in Francia. [13]Fonte: FAQ Referendum Cittadinanza |
| Spagna | 10 | Riduzioni per cittadini paesi iberoamericani (2 anni), nati in Spagna (1 anno). [13]Fonte: FAQ Referendum Cittadinanza |
| Paesi Bassi | 5 | – [13]Fonte: FAQ Referendum Cittadinanza |
Impatto Potenziale (in caso di vittoria del SÌ)
Stime sui beneficiari: circa 1,4 milioni di persone potrebbero richiedere la cittadinanza con il nuovo requisito. [35]Fonte: Dossier Immigrazione, “REFERENDUM CITTADINANZA: SONO 1,4 MILIONI…”
Di questi, circa 284.000 sono minori che ne beneficerebbero per estensione (naturalizzazione dei genitori). [35]Fonte: Dossier Immigrazione
È fondamentale distinguere questo referendum da ius soli (diritto del suolo) o ius scholae/culturae (legato al percorso scolastico), che non sono oggetto del quesito. [13]Fonte: FAQ Referendum Cittadinanza
