Quando un vescovo sogna una Chiesa “dal basso”
La recente riflessione di Reinaldon Nann, vescovo cattolico che ha scelto di rinunciare alla sua posizione gerarchica, ci costringe a fare i conti con una domanda scomoda: è possibile una spiritualità autentica dentro strutture verticali di potere?
Nann non critica la fede. Critica un sistema che ha trasformato il messaggio evangelico in una piramide di controllo, dove il potere scende dall’alto invece di emergere dalla vita concreta delle persone. La sua visione di una Chiesa costruita “dai primi tempi: da sotto” non è nostalgia romantica, ma un invito radicale a ripensare cosa significhi essere comunità di fede.
La pandemia ci ha mostrato qualcosa di sorprendente: quando le chiese hanno chiuso i battenti, la fede non è morta. È rifiorita nelle case, nei piccoli riti domestici, nelle liturgie familiari improvvisate davanti a uno schermo. Abbiamo scoperto che il sacro non abita nei luoghi ufficiali per concessione del clero, ma emerge ovunque ci sia ricerca autentica.
Il fallimento della verticalità
La crisi delle istituzioni religiose non è solo una questione di scandali o di irrilevanza culturale. È più profonda: è il fallimento di un paradigma che concentra l’autorità spirituale in poche mani, creando inevitabilmente dipendenza, infantilizzazione e, troppo spesso, manipolazione.
In questo sistema:
- La verità è proprietà di chi occupa posizioni di potere
- La dignità personale viene sacrificata sull’altare dell’obbedienza
- Il dubbio è peccato invece di essere il cuore della ricerca
- La diversità è minaccia invece di essere ricchezza
Ma c’è un’alternativa. Non un nuovo movimento, non un’altra riforma, non l’ennesima chiesa “vera” che si contrappone a quella “falsa”. C’è un paradigma completamente diverso: la gravitazione spirituale.
Non movimento, ma movimento

Immaginate una galassia invece di una piramide.
In una piramide, la luce proviene dall’alto e si irradia verso il basso. Chi sta in cima decide, chi sta in fondo obbedisce. È un sistema di controllo basato sulla paura: paura di sbagliare, paura dell’esclusione, paura di pensare con la propria testa.
In una galassia, ogni stella brilla di luce propria. Nessuna stella esiste per illuminare le altre o per controllarle. Eppure, insieme, formano una costellazione magnifica. La gravitazione non è un atto di forza, ma di presenza autentica.
Questo è il cuore della “gravitazione spirituale”: diventare centri di attrazione naturale attraverso sei orientamenti fondamentali:
1. Onestà intellettuale radicale
Non più dogmi da accettare ciecamente, ma il coraggio di seguire la verità ovunque conduca. È l’opposto del “credo perché mi è stato detto”. È dire: “Non lo so” quando non si sa, invece di nascondersi dietro formule vuote.
2. Coerenza esistenziale
La spiritualità non è teoria domenicale, ma vita incarnata. Se parliamo di amore, amiamo. Se parliamo di giustizia, agiamo con giustizia. Se parliamo di semplicità, viviamo semplicemente. La coerenza è l’unica predicazione che converte.
3. Apertura contemplativa
In un mondo di rumore e frenesia, chi coltiva silenzio e meraviglia diventa un’oasi. Non è fuga dal mondo, ma capacità di abitarlo con profondità diversa. È guardare il reale con occhi nuovi, sempre.
4. Rigore nella ricerca
Contro la superficialità della “spiritualità fast food”, il rigore è studio serio, pazienza con la complessità, dialogo costante tra mente e cuore. Non nozionismo arido, ma quella profondità che nasce dal vero approfondimento.
5. Ospitalità universale
Non più “noi contro loro”. Non più muri tra credenti e non credenti, tra ortodossi ed eretici. Ma la capacità di riconoscere e accogliere la ricerca autentica ovunque si manifesti, costruendo ponti invece di fortezze.
6. Umiltà radicale
Sapere che il Mistero ci trascende infinitamente. Che le nostre mappe non sono il territorio. Che possiamo imparare da chiunque. L’umiltà non è debolezza, ma la forza di chi non ha bisogno di controllare gli altri.
Dalla liturgia del tempio alla liturgia della casa

Ciò che Nann intuisce e che la pandemia ha accelerato è questo: la spiritualità autentica non ha bisogno del permesso delle istituzioni.
La casa può essere chiesa. Il tavolo della cucina può essere altare. La conversazione onesta può essere preghiera. Il silenzio condiviso può essere liturgia.
Non perché queste cose sostituiscano le forme tradizionali, ma perché rivelano che il sacro non è mai stato proprietà di nessuno. È sempre stato lì, nascosto nell’ordinario, aspettando solo che qualcuno lo riconoscesse.
Le “comunità di fede” di cui parla Nann non sono gruppetti che si oppongono alla chiesa istituzionale. Sono costellazioni di persone che hanno smesso di delegare la propria vita spirituale e hanno iniziato a viverla.
Persone che:
- Non cercano un guru da seguire, ma compagni di viaggio con cui camminare
- Non vogliono certezze preconfezionate, ma il coraggio di fare domande vere
- Non hanno bisogno di uniformità, ma celebrano la diversità come dono
- Non costruiscono gerarchie, ma coltivano circoli di mutuo apprendimento
L’invito: da seguace a stella

Questo cambiamento di paradigma ci chiede qualcosa di radicale: smettere di cercare dove “appartenere” e iniziare a diventare chi siamo veramente.
Non più la domanda: “A quale chiesa/gruppo/movimento devo aderire?”
Ma: “Come posso incarnare una qualità di presenza così autentica da diventare naturalmente un punto di luce per chi cerca?”
Questa è la rivoluzione silenziosa della gravitazione spirituale. Non crea seguaci, ma sveglia stelle. Non offre appartenenza, ma invita a un’identità più profonda. Non cerca consenso, ma incarna verità.
La galassia è già qui
Guardate bene intorno a voi. Esistono già migliaia di persone che vivono così:
- L’insegnante che tratta ogni studente con dignità e presenza totale
- Il medico che ascolta veramente, trasformando la cura in atto sacro
- L’attivista che lavora per la giustizia senza odio nel cuore
- Il genitore che cresce i figli senza manipolazione o controllo
- L’artista che crea senza bisogno di applausi
- L’anziano che condivide saggezza senza imporre i propri valori
Nessuno di loro ha un titolo religioso. Nessuno sta cercando di fondare un movimento. Ma tutti stanno facendo la stessa cosa: vivendo con onestà, coerenza e apertura, diventano naturalmente centri di attrazione per chi cerca autenticità.
Questa è la galassia spirituale. Non è un’organizzazione da creare, ma una realtà da riconoscere e a cui partecipare.
L’orizzonte oltre le strutture
Nann sogna una Chiesa orizzontale. Ma forse possiamo andare oltre: immaginare una spiritualità che non ha bisogno di strutture per esistere, che emerge dalla vita stessa quando vissuta con profondità.
Non contro le istituzioni, ma libera da esse. Non in opposizione alle tradizioni, ma aperta a tutte. Non come alternativa alla fede, ma come sua espressione più matura.
È una spiritualità dove la dignità personale non è concessione dall’alto, ma riconoscimento reciproco tra stelle che brillano della propria luce.
Diventa la stella che cerchi
Questo post non ti chiede di unirti a nulla. Non ti offre un nuovo sistema di credenze. Non cerca di convertirti.
Ti invita a qualcosa di più radicale: diventare tu stesso una stella.
A vivere con tale onestà, coerenza e apertura che la tua sola presenza diventi un invito silenzioso per altri ricercatori. A coltivare dentro di te quella densità spirituale che attrae naturalmente, senza manipolare, senza forzare, senza controllare.
Il mondo non ha bisogno di altri leader che promettono certezze. Ha bisogno di migliaia di persone che incarnano autenticità. Non servono nuove chiese. Servono vite vissute con tale profondità da diventare esse stesse luoghi sacri.
La galassia ti aspetta. Non come seguace, ma come stella.
Se questa visione risuona in te, se senti il richiamo a esplorare più profondamente questi orientamenti, il libro “Gravitazione Spirituale: Galassia di stelle, pianeti, comete e ogni corpo celeste in ricerca” offre una mappa dettagliata per questo viaggio.
Non un manuale di istruzioni, ma una compagnia nella ricerca. Non certezze preconfezionate, ma strumenti per la tua esplorazione personale.
Perché il mondo cambia una stella alla volta. E quella stella potresti essere tu.
“Non sono un movimento, sono movimento. Non offro appartenenza, sono identità. Non cerco seguaci, ma stelle.”

Hola Tomaso, soy Reinaldo, el obispo que mencionas arriba. Tu articulo me parece genial. Las comunidades de fe pueden ser iglesias domesticas o comunidades de base. Lo importante es que mantienen su independencia del clero y libre colaboración mutua donde sea posible. Me gusta la idea de ser estrella en la galaxia. Un abrazo
/Versione italiana in fondo al commento/
Querido Reinaldo,
¡Qué honor recibir tu comentario! Tu valentía al renunciar a las estructuras de poder para vivir con mayor coherencia ha sido una inspiración profunda para este artículo.
Lo que describes – comunidades de fe que mantienen su independencia del clero y colaboran libremente – es exactamente la “galassia” que imagino: no anarquía, sino una red de estrellas que brillan con luz propia, cada una en su órbita única, pero todas parte de una constelación más grande.
Tu elección no ha sido una huida, sino un acto de gravitación espiritual auténtica: dejar el poder para recuperar la presencia, abandonar el control para cultivar la comunión verdadera. Eso es lo que necesita el mundo: menos jerarquías que prometen certezas, más personas que encarnan autenticidad.
Las iglesias domésticas y las comunidades de base que mencionas son laboratorios de esta nueva (y antigua) forma de ser Iglesia. Lugares donde la dignidad no se concede desde arriba, sino que se reconoce mutuamente entre iguales en búsqueda.
Gracias por tu testimonio valiente. Gracias por recordarnos que es posible elegir la coherencia sobre el privilegio, la verdad sobre la comodidad.
Un abrazo fraterno,
Tommaso
P.D. Si alguna vez quisieras dialogar más profundamente sobre estos temas, sería un privilegio para mí.
Caro Reinaldo,
Che onore ricevere il tuo commento! Il tuo coraggio nel rinunciare alle strutture di potere per vivere con maggiore coerenza è stato un’ispirazione profonda per questo articolo.
Quello che descrivi – comunità di fede che mantengono la loro indipendenza dal clero e collaborano liberamente – è esattamente la “galassia” che immagino: non anarchia, ma una rete di stelle che brillano di luce propria, ognuna nella sua orbita unica, ma tutte parte di una costellazione più grande.
La tua scelta non è stata una fuga, ma un atto di gravitazione spirituale autentica: lasciare il potere per recuperare la presenza, abbandonare il controllo per coltivare la comunione vera. Questo è ciò di cui il mondo ha bisogno: meno gerarchie che promettono certezze, più persone che incarnano autenticità.
Le chiese domestiche e le comunità di base che menzioni sono laboratori di questa forma nuova (e antica) di essere Chiesa. Luoghi dove la dignità non si concede dall’alto, ma si riconosce reciprocamente tra uguali in ricerca.
Grazie per la tua testimonianza coraggiosa. Grazie per ricordarci che è possibile scegliere la coerenza sul privilegio, la verità sulla comodità.
Un abbraccio fraterno,
Tommaso